Al Palazzo Vescovile di Quingentole l’installazione “Icone e Menhir” del Maestro Domenico Difilippo
Dal 6 aprile al 18 maggio 2025 a Quingentole in provincia di Mantova, è in esposizione a Palazzo Vescovile l’Installazione: “Icone e Menhir” del Maestro finalese, di stanza a San Felice sul Panaro, Domenico Difilippo. La mostra è organizzata dal Centro Studi Lanfranco a cura di Massimo Pirotti con il patrocinio del Comune di Quingentole (Mn).
Domenico Difilippo “Le estensioni spirituali della materia”
di Massimo Pirotti
Nell’evoluzione dell’Astrattismo Magico, i codici linguistici di Domenico Difilippo hanno subito un significativo mutamento alla fine degli anni Novanta, influenzati da suggestioni interiori derivanti dalla sua maturità artistica, coincisa con il suo trasferimento per la docenza universitaria nelle terre della Sardegna. Questi luoghi incontaminati, che esprimono i propri valori plastici naturali attraverso solchi e sedimentazioni dei quattro elementi, hanno generato nell’artista emiliano una connessione profonda con un mondo intriso di beatitudine. Da questo dialogo interiore con il creato nascono i Menhir, naturali prolungamenti di elementi paesaggistici che Difilippo coglie nelle terre sarde e rielabora attraverso interventi che seguono con naturalezza la morfologia della roccia, con un senso materico diretto. Il suo lavoro si pone in profonda relazione con l’universo naturalistico, pur mantenendo una coerenza stilistica caratterizzata da una meticolosa attenzione al dettaglio, tipica della sua calligrafia grafica. In questo caso, tuttavia, il tratto si trasforma, virando verso una dimensione più materica. Questo inevitabile avvicinamento all’introspezione paesaggistica svela le dimensioni più recondite dell’artista, che intreccia il ciclo della vita con quello prettamente linguistico dell’arte. Due realtà interconnesse che, in dialogo tra loro, contribuiscono alla crescita culturale e spirituale dell’osservatore.
Le sue opere iconiche sono esperienze visive che, nate da paesaggi incontaminati, si proiettano verso luoghi intrisi di storia, ricreando affinità tra la narrazione umana recente e quella più universale e arcaica del ciclo della vita. Le installazioni difilippiane combinano il rigore della forma e della razionalità umana con l’apparente imprevedibilità dell’ambiente naturale, mediando il complesso rapporto tra ordine e caos: due forze opposte che, pur nella loro dicotomia, appaiono in perfetta armonia. La collocazione delle sue icone e dei suoi Menhir all’interno dell’ex palazzo vescovile di Quingentole, luogo carico di storia rinascimentale, permette di esplorare uno spazio interiore che non è un vuoto astratto, ma un ambiente influenzato dalle esperienze vissute nel mondo esterno, dalla natura e dalle estensioni fisiche e spirituali dell’uomo.
La sua è una sorta di Land Art introspettiva, fruibile solo con la consapevolezza di un segno attentamente studiato e meditato, frutto dell’esperienza dell’Astrattismo Magico storico (1987/1997), di cui è fondatore e autore dell’omonimo manifesto. La ricerca grafico-materica di Difilippo si configura come una riflessione sulla responsabilità dell’uomo nel custodire i preziosi elementi del creato, affinché la natura possa essere tramandata in tutta la sua ricchezza alle generazioni future. Proprio per questo, l’artista originario di Finale Emilia rappresenta una voce rilevante nel panorama contemporaneo: la sua capacità di fondere estetica e impegno sociale lo rende un punto di riferimento per chiunque concepisca l’arte come strumento di cambiamento e riflessione.
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