“Le ceramiche pagano a Sassuolo e a Finale Emilia no”: sui 2 milioni di euro di tasse il Comune non fa marcia indietro
“L’amministrazione comunale di Finale Emilia è assolutamente orientata a sostenere le dinamiche di sviluppo delle ceramiche finalesi – esordisce nella nota diramata dal Comune il sindaco Claudio Poletti, nel rispondere alle affermazioni dei giorni scorsi di Confindustria Ceramica – come testimoniano le autorizzazioni all’ampliamento di diversi siti produttivi che abbiamo concesso nel tempo. Sappiamo, infatti, come ci hanno confermato i diversi incontri che abbiamo avuto con le dirigenze aziendali, che gli investimenti in corso non si limitano all’aumento dei magazzini e delle aree di stoccaggio ma sono rivolti all’ampliamento delle linee produttive secondo le più recenti innovazioni tecnologiche che, da un lato, consentiranno di incrementare la leadership sui mercati internazionali e, dall’altro, porteranno un aumento dell’occupazione nel nostro territorio”.
Questa è la posizione del Comune rispetto al mondo delle ceramiche, nella consapevolezza del valore economico e occupazionale che il polo di Finale ha consolidato nel tempo.
“Cosa diversa – aggiunge Poletti – è, invece, la necessità di fare chiarezza circa il ruolo del Comune in merito alla politica tributaria. Da ciò nasce la necessità di avvalersi dell’ufficio Tributi dell’Unione Comuni Modenesi Area Nord che ha la competenza sulla materia”.
E spetta al responsabile dell’Ufficio Tributi di Ucman, Pasquale Mirto, intervenire nel merito tecnico della vicenda.
“La Corte di Cassazione – spiega Mirto - esercita la funzione nomofilattica, ovvero la funzione di garantire l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, l’unità del diritto oggettivo nazionale. Stupisce, quindi, l’affermazione di Confindustria Ceramica che definisce ‘singolare e spavalda’ la politica tributaria del Comune, il quale con gli atti di accertamento notificati alle aziende ceramiche, ma anche ad altre imprese, non ha fatto altro che uniformarsi ad un consolidato orientamento della Corte di Cassazione, che oggi consta di oltre 20 sentenze. Nessuna doppia imposizione: il Comune nel corso di questi anni ha già notificato altri accertamenti per richiedere la TARI dei magazzini. Infatti, si tratta di due questioni (quella della tassazione dei magazzini e quella della quota fissa a carico dei produttori dei rifiuti anche se non utilizzatori del servizio) completamente autonome”.
“Singolare poi – prosegue il dirigente Ucman - che le imprese ceramiche per i magazzini abbiano pagato la Tari ai comuni del distretto di Sassuolo, mentre per Finale Emilia hanno deciso di coltivare un contenzioso, che li ha visti, finora, sempre perdenti, sia in primo che in secondo grado, con alcune sentenze passate in giudicato. Quindi, l’operato del Comune di Finale Emilia, più che ‘singolare e spavaldo’, è stato conforme alla legge, come peraltro confermato dai giudici tributari in due gradi di giudizio”.
L’azione è stata intrapresa dal Comune di Finale Emilia solo nel 2024, a seguito del consolidarsi della uniforme giurisprudenza della Corte di Cassazione, e gli atti sono stati notificati solo dal Comune di Finale Emilia perché era l’unico tra quelli dell’Ucman che poteva ancora farlo, visto che gli altri hanno deliberato il passaggio a tariffa corrispettiva nel 2018.
Come per i magazzini, nel caso di divergenze interpretative, la competenza a decidere è in capo ai Giudici Tributari, compresi quelli della Corte di Cassazione.
“L’applicazione dei tributi – conclude Mirto - non può dipendere né da Confindustria né da politiche dei Comuni, ma dalle norme di riferimento, e finora il Comune di Finale Emilia ha dato ampia dimostrazione di applicare le norme in modo corretto, come attestato da decine di sentenze. Anche per la quota fissa, quindi, la questione sarà decisa dai Giudici tributari e non da altri”.
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