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15 Dicembre 2025
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Rapimenti ed estorsioni, re delle criptovalute nel mirino: aumentano corsi di autodifesa

(Adnkronos) - È una mattina di fine maggio a New York e Michael Carturan corre a piedi nudi per le vie di Soho, chiedendo aiuto a un agente della polizia stradale. Carturan, italiano di 28 anni, è stato tenuto prigioniero 17 giorni in una townhouse del valore di 30 milioni di dollari, dopo che due uomini lo hanno prelevato appena atterrato all’aeroporto e hanno cercato di estorcergli le password del suo portafoglio di criptovalute che, in quel periodo, aveva un valore stimato di 100 milioni di dollari. Per avere quelle password lo hanno torturato, drogato e persino sottoposto a scosse elettriche, minacciandolo con una motosega, ha raccontato alla polizia di New York Carturan.  

La sua storia non è l’unica. Pochi giorni fa un tribunale canadese ha condannato a sette anni di carcere una gang di quattro persone: era riuscita a entrare nell’abitazione di un milionario delle cripto a Vancouver, nella provincia canadese della Columbia Britannica. Per una notte intera hanno torturato l’intera famiglia ottenendo in cambio due milioni di dollari in monete digitali.  

E ancora, c’è la storia dell'imprenditore francese David Balland a cui i rapitori hanno mozzato un dito, pubblicando la foto online. Scorrendo il subreddit r/CryptoCurrency ci si accorge che gli attacchi nei confronti degli imprenditori delle criptovalute sono aumentati in tutto il mondo, soprattutto tra l’estate e l’inizio di novembre quando il valore del bitcoin ha superato i 120.000 dollari.  

Per questo “i re delle cripto” stanno cercando di evitare i cosiddetti “wrench attacks” (il nome proviene da una vignetta virale in cui una persona viene minacciata con una chiave inglese) con corsi di autodifesa, workshop per imparare tecniche di fuga in caso di rapimento e un numero sempre più alto di offerte di lavoro per guardie del corpo private.  

“Dal 2021, abbiamo osservato un incremento marcato delle richieste di sicurezza provenienti dal settore delle criptovalute. Queste spaziano dalla protezione di riunioni di team e fiere, fino a servizi completi di protezione ravvicinata (bodyguard) per intere famiglie”, racconta all'AdnKronos Jethro Pijlman, managing director di Infinite Risks International, una società di sicurezza con sede ad Amsterdam attiva in tutto il mondo con un programma specifico per gli imprenditori di bitcoin. Secondo i dati di Glok, un’altra startup di sicurezza, negli ultimi dieci anni ci sarebbero stati oltre 260 attacchi, 60 solo nel 2025. La maggior parte sono rapimenti di persone e avvengono principalmente negli Stati Uniti. Ma il dato più interessante è che aumentano con i rialzi di bitcoin: più valgono, più crescono i rischi per chi li possiede.  

“La maggior parte dei rapimenti legati alle criptovalute avviene perché sono state condivise troppe informazioni. Lo ripeto sempre: non pubblicate quello che possedete, e non parlate con sconosciuti dei vostri asset. Vedo continuamente persone che custodiscono grosse somme online, con tanto di foto e nome reale associati”, scrive Emergency-Warthog-56 in un forum di Reddit in cui gli utenti si scambiano consigli per evitare di essere rapiti o subire estorsioni.  

Pijlman è ancora più chiaro sulla questione: “I criminali sono spesso molto abili nel raccogliere e analizzare informazioni online. Possono seguire digitalmente un bersaglio per mesi, compilando nel frattempo profili personali estremamente dettagliati. Targhe dei veicoli, luoghi identificabili nelle foto postate sui social, ristoranti abituali, eventi o incontri della comunità: tutto viene analizzato”. I metodi sempre più sofisticati permettono di raccogliere informazioni precise sulle vittime e “mettere in atto attacchi mirati. Possono presentarsi nei luoghi frequentati dalle vittime, seguirle fisicamente, applicare localizzatori Gps alle auto o monitorarle online tramite account falsi sui social”, conclude Pijlman.  

Dando un’occhiata ai dati pubblicati da Coinbase Global, la piattaforma di scambio di criptovalute più grande degli Stati Uniti, si nota che i numeri degli attacchi informatici sono stati moltissimi: in tutto 70.000, nei quali gli hacker avevano sottratto dati sensibili tra cui gli indirizzi di residenza. E queste violazioni avvenute tra l’inizio dell’anno e maggio, hanno esposto migliaia di persone al pericolo di aggressioni o ricatti. Per questo motivo negli ultimi anni ogni fiera dedicata alle cripto prevede workshop di autodifesa, spazi dedicati ad aziende di sicurezza che presentano i propri prodotti, e assicurazioni che propongono polizze studiate per il settore.  

Per esempio nel corso dell’ultima Plan B conference che si è svolta a ottobre a Lugano, il New York Times ha raccontato il funzionamento di uno di questi workshop. Glok ha organizzato un corso di difesa personale da 1.000 dollari a persona, guidato da due istruttori che in passato hanno lavorato in Iraq durante la seconda guerra del Golfo, Peter Kayll e Kevin Harris. “Harris ha elencato alcuni oggetti comuni che possono essere trasformati in armi: una penna, un portachiavi da cintura, un ombrello. Ha poi mostrato la tecnica corretta per colpire un aggressore con un pugno”, scrive il New York Times, che spiega come i partecipanti provengano da tutto il mondo ma non vogliano essere identificati per nome per paura di ritorsioni e attacchi. 

Adam Healy, ex marine e fondatore della società di cybersecurity specializzata in cripto Station 70, ha detto che la richiesta di servizi di bodyguard nel settore è aumentata notevolmente. “Negli ultimi mesi, sono stato contattato da diverse aziende tutte alle prese con lo stesso dilemma: la minaccia fisica non è più solo teorica”, scrive Healy in un post su LinkedIn. Nel frattempo, le assicurazioni contro i rapimenti, che spesso vengono usate da amministratori delegati di grandi aziende, sono sempre più popolari tra i milionari del bitcoin. In un'intervista a Nbc, Becca Rubenfeld, direttore operativo della startup di assicurazioni per cripto AnchorWatch, ha detto che nel corso dell’ultima Las Vegas Bitcoin Conference, lo scorso maggio, si è parlato moltissimo di violenza. “Le persone sono tese. E non lo dico solo perché cerco di vendere assicurazioni”, ha detto. 

Il principale problema delle criptovalute è il fatto che a differenza delle banche non esistono sistemi di sicurezza, per esempio l’autorizzazione da parte del proprio istituto di credito nel caso di una transazione cospicua. Di recente la startup Bron Labs ha raccolto 15 milioni di dollari per sviluppare una piattaforma di sicurezza per gli imprenditori delle cripto: permette di offrire ai clienti opzioni di sicurezza per i loro asset, tra cui il recupero password tramite un meccanismo di “guardiani”, un limite massimo di transazioni e un pulsante per cancellare le proprie informazioni in caso di furti e minacce fisiche. Ma questo mette in discussione uno dei principi del settore: quello della custodia personale delle proprie monete. “Senza le chiavi private, non possiedi davvero le tue criptovalute”, scrivono alcuni investitori su Reddit, sottolineando come il principio sia simile a quello di conservare il proprio denaro sotto il materasso. 

Negli ultimi mesi la cripto più importante ha subito un notevole calo, a causa dell’instabilità dei mercati, delle tensioni causate dai dazi imposti da Donald Trump e dell’indecisione della Federal Reserve sul taglio al costo del denaro. Il valore di bitcoin, che all’inizio di novembre viaggiava sopra i 120.000 dollari, si sta avvicinando agli 80.000, con una perdita del 23%. Più in generale le monete digitali hanno bruciato 800 miliardi di dollari in valore di mercato in meno di un mese. Intanto, il fondatore di Coinbase, Brian Armstrong, ha cercato di rassicurare gli investitori: “Non ci sono possibilità che bitcoin arrivi a zero”, ha detto qualche giorno fa nel corso di un dibattito all’evento DealBook Summit a New York. Sul palco con Armstrong c’era anche Larry Fink, il Ceo di BlackRock, che nel 2017 aveva definito bitcoin “un indice per il riciclaggio di denaro”. Oggi BlackRock offre diversi prodotti legati alle monete digitali e Fink ha una visione completamente diversa: “Siamo all’inizio della tokenizzazione di tutti gli asset”, ha detto il mese scorso commentando i risultati trimestrali del suo gruppo. (di Angelo Paura) 

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