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15 Dicembre 2025
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Editoria, il Domani: “Del Vecchio offre a Elkann 140 milioni per Gedi”

(Adnkronos) - La trattativa per la vendita di Gedi al gruppo Antenna, controllato/ dall’armatore greco Theo Kyriakou, non è ancora chiusa. Il negoziato è entrato nelle fasi cruciali: la cifra proposta, circa 140 milioni di euro, ha infatti soddisfatto le richieste di John Elkann. Ma nell’operazione potrebbe esserci un colpo di scena in extremis, l’inserimento, come anticipato due settimane fa da Domani, di un altro attore, questa volta tutto italiano. Martedì scorso, infatti, Lmdv Capital, il family office di Leonardo Maria Del Vecchio, ha presentato ai cda di Gedi e di Exor (che la controlla) un’offerta ufficiale di 140 milioni di euro tondi tondi, pareggiando la proposta formulata dal veicolo di Kyriakou. Lo riporta il Domani.  

Del Vecchio, uno degli eredi del fondatore di Luxottica, scrive il quotidiano, avrebbe così messo sul tavolo una cifra consistente, in linea con le richieste di Elkann (che in realtà considera l’asset non inferiore a 150 milioni di euro, ma sono inezie), e spera di convincere il giovane Agnelli a dare a lui il gruppo editoriale. Nell’iniziativa non c’è alcun coinvolgimento del resto della famiglia Del Vecchio, né tantomeno della Delfin, la holding finanziaria di famiglia guidata da Francesco Milleri, protagonista del risiko bancario di questi ultimi mesi. L’offerta di Del Vecchio, a differenza di quanto scritto da alcuni retroscena, prevederebbe, si legge ancora sul Domani, l’acquisizione in blocco di tutto il gruppo: non solo Repubblica ed emittenti radiofoniche (la “corona della regina” Radio Deejay, M2O e Radio Capital), ma anche La Stampa, Huffington Post, i periodici Limes e National Geographic. Nel caso in cui l’acquisizione dovesse andare in porto, l’intenzione di Del Vecchio, a differenza di quella di Kiriakou, sarebbe quella di conservare la proprietà di tutte le testate.  

Il greco, a ora, non crede che la Stampa (che avrebbe debiti di circa 30 milioni, secondo chi ha analizzato i conti scorporati delle varie testate) possa far parte in futuro del perimetro del nuovo colosso editoriale, e così potrebbe essere riallacciata, una volta comprata Gedi, la trattativa che Exor a iniziato con il gruppo editoriale Nem guidato da Enrico Marchi, oggi congelata. Idem per l’HuffPost, a cui sono interessati certamente due aziende di peso. Dopo l’offerta finale arrivata a fine novembre, la trattativa tra Gedi e Antenna non è chiusa, come invece veicolato su alcuni media, ma ha fatto certamente nuovi importanti passi in avanti. Ed è entrata nella fase warranty, cioè della trattativa sulle garanzie assegnate al compratore, che è titolare del diritto di acquistare Gedi al prezzo prestabilito entro una data di scadenza fissata, che è ancora ignota. Ci vorrà almeno un mese e mezzo per mettersi d’accordo. In questo pertugio temporale, Del Vecchio jr. spera di tentare Elkann a “cambiare cavallo”. Non sarà affatto facile, visto che la partita con i greci sembra alle battute finali, ma il giovane imprenditore punta sulla nazionalità sua e della sua azienda e, nel caso la sua offerta venga bocciata dai cda (che hanno comunque l’obbligo di discuterla), farne un’altra rilanciando sul prezzo. 

Qualche esperto, poi, suggerisce che Exor, puntando su Kyriakou e il suo socio saudita Bin Salman (Domani ha scoperto che il principe che ha dato ordine di uccidere il giornalista Jamal Khashoggi controlla, attraverso il fondo sovrano Pif, il 30 per cento di Antenna), potrebbe trovare un ostacolo, riporta il Domani, nell’esercizio del golden power da parte del governo. La questione non riguarda ovviamente i giornali, bensì l’uso delle frequenze radiofoniche, che potrebbero essere considerate asset strategico nazionale nell’ambito comunicazioni. Golden power che invece non riguarderebbe Del Vecchio, essendo il rampollo italianissimo.  

Cosa pensa Palazzo Chigi della doppia ipotesi è difficile dirlo. È un fatto che Elkann abbia settimane fa avvertito Giorgia Meloni della trattativa con Kyriakou. I due dopo anni di tensioni e scontri durissimi hanno riallacciato rapporti cordiali. La premier, scrive il quotidiano, ha preso atto, e ha detto ai suoi che non s’immischierà in nessun modo nella vicenda. Che viene seguita con attenzione e preoccupazione soprattutto dalla sinistra e dal Pd, che ha nel gruppo editoriale, e in particolare in Repubblica, uno dei suoi storici punti di riferimento editoriali. A prescindere dall’esito dell’operazione di cessione di Gedi (anche se alla fine, con ulteriore colpo di scena, Elkann dovesse decidere di non vendere) le redazioni di Repubblica e Stampa andranno comunque verso una riduzione del numero dei giornalisti. Ma gli esuberi ipotizzati (anche nelle fasi di trattativa con i greci) sono legati solo a prepensionamenti, nella speranza che il governo rifinanzi il prima possibile il fondo straordinario per l’editoria.  

In caso di accesso a queste risorse, la proprietà (nuova o vecchia che sia) secondo i calcoli di Gedi potrebbe mettere mano al prepensionamento di circa 100 giornalisti a Repubblica nei prossimi 24 mesi e di altri 40 alla Stampa. Un’operazione che aiuterebbe i conti di due testate in sofferenza, ma un patrimonio dell’editoria italiana da salvaguardare a ogni modo. 

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