“Chi ha paura delle donne”, l’11 aprile a Modena la presentazione del libro di Cecilia D’Elia
MODENA - L’Italia non è un Paese per donne, nella vita quotidiana così come nelle politiche pubbliche. Nonostante cambiamenti epocali, c’è una resistenza profonda che impedisce il raggiungimento di una piena ed effettiva cittadinanza. Lo si è visto in maniera eclatante durante la pandemia, quando sono esplose con forza le disuguaglianze, anche di genere, ed è emerso il ruolo essenziale – altrimenti invisibile – delle donne, specie nel lavoro di cura. Nella nostra società c’è una ‘questione maschile’, che è insieme permanenza di privilegi e reazione, anche violenta, alla messa in discussione di quegli stessi privilegi. Il patriarcato è in crisi, ma proprio per questo erige barriere o passa all’attacco, mettendo nel mirino la libertà delle donne, puntando al controllo del loro corpo: non è un caso l’aggressione al diritto all’aborto, così come il rigurgito dei femminicidi.
Da questa constatazione prende avvio la riflessione di Cecilia D’Elia, che venerdì 11 aprile, alle ore 20.30, alla Casa delle Donne di Modena presenterà il suo ultimo libro ‘Chi ha paura delle donne. Libertà femminile e questione maschile’. Femminista, senatrice e vicepresidente della Commissione bicamerale sul femminicidio, fino al 2024 Cecilia D’Elia è stata portavoce nazionale della Conferenza delle donne democratiche. A introdurre l’incontro, aperto a tutta la cittadinanza e promosso da Conferenza delle donne democratiche e Partito Democratico, l’assessora alle Politiche educative e rapporti con l’Università del Comune di Modena e segretaria del Pd cittadino Federica Venturelli. A dialogare con l’autrice la portavoce della Conferenza delle donne democratiche Patrizia Belloi, il segretario della Federazione modenese del Pd Stefano Vaccari e la presidente dell’associazione ‘Donne e giustizia’ Giovanna Zanolini. Modera la serata la giornalista Paola Ducci.
Nelle pagine del libro, D’Elia ripercorre anche la propria esperienza nei movimenti e nelle istituzioni per ragionare sulla politica delle donne e individuare i limiti del discorso pubblico italiano: “Tutti i regimi autoritari partono dalla disciplina del corpo femminile, non tutte le democrazie lo liberano dal controllo. La piena cittadinanza delle donne è oggi un discrimine, ma è anche una sfida ancora aperta e irrisolta. Serve un’agenda politica femminista. Ancora una volta, la libertà delle donne non riguarda solo le donne, ma quale società vogliamo essere”.
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