Futuro Maserati, Costi (Pd): “Basta promesse, servono investimenti”
MODENA - “Quella di Stellantis sulla Maserati di Modena rischia di essere l’ennesima operazione di facciata: promesse in Parlamento, silenzi nei Ministeri e intanto si spediscono i lavoratori all’estero. Serve chiarezza, serve un piano industriale vero e servono garanzie per lavoratrici e lavoratori che oggi vedono solo cassa integrazione a zero ore e incertezze”.
Così la consigliera regionale Maria Costi è intervenuta in Aula con un’interrogazione a risposta immediata per l’assessore al Lavoro Giovanni Paglia, chiedendo conto delle azioni concrete che si possono mettere in campo per tutelare lo stabilimento Maserati di Modena e l'intero comparto della Motor Valley.
“Siamo davanti a numeri impietosi – denuncia Costi –: -79% di produzione, -50% di vendite, -29% di immatricolazioni, cancellazione della MC20 Folgore elettrica, la cassa integrazione è garantita solo fino a fine marzo e ora la proposta ‘volontaria’ di spedire i lavoratori in Serbia. Un film già visto: si parte con il ‘trasferimento temporaneo’ e si finisce col perdere pezzi fondamentali di manifattura e competenze”.
L’assessore Paglia ha risposto che non c’è una reale programmazione industriale di Stellantis – sono 150 i lavoratori che solo nel 2024 sono stati incentivati a lasciare l’azienda –, lo dimostra proprio la proposta di delocalizzazione per sei mesi del lavoro specializzato degli operai Maserati, che andrebbero a lavorare a Kragujevac sulla Grande Panda. L’assessore ha confermato il silenzio del Ministero da dicembre scorso ma garantito l'impegno della Regione anche nel prossimo tavolo di fine aprile, per sensibilizzare il Governo sul tema del piano di rilancio industriale, mettendo a disposizione la rete di ricerca e sviluppo regionale.
“La Motor Valley emiliana – replica Costi – è un’eccellenza nazionale e internazionale, un pilastro della nostra economia e della nostra identità produttiva che il Governo deve assumere come tema prioritario anche per salvaguardare le competenze che ci lavorano. O la si difende con investimenti, ricerca e rilancio, oppure tra qualche anno dovranno spiegare perché abbiamo lasciato andare via uno dei marchi simbolo del made in Italy”.
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