Pedoni travolti, rete Modena30: “C’è ancora spazio per le persone a Modena?”
MODENA - Pubblichiamo il comunicato stampa della rete Modena30 e ARIA, a seguito degli ultimi scontri avvenuti nelle strade di Modena.
Due scontri avvenuti a poca distanza l'uno dall'altro, riportano bruscamente l'attenzione sul tema della sicurezza stradale. Eppure si tratta di eventi ormai quotidiani, che accadono anche lontano dai riflettori. Ma cosa significa vivere in una città in cui non è possibile spostarsi in sicurezza a piedi o in bicicletta? Che conseguenze ha tutto questo sulla vita di adulti, bambini e anziani? Ogni scontro in strada non è una fatalità, è violenza stradale, è il risultato di un insieme di responsabilità collettive, da chi guida i mezzi più pericolosi, a chi progetta le strade e a chi dovrebbe controllare il rispetto del codice della strada.
La velocità rimane il fattore principale che determina gli esiti di uno scontro, anche l’uso del cellulare alla guida è un problema, così come le auto parcheggiate sulle strisce, sui marciapiedi o le ciclabili (come documentato nella raccolta fotografica collettiva su #SpazioPubblicoAmo).
La rete Modena30 continua a raccogliere le segnalazioni delle cittadine e dei cittadini stufi, mette a disposizione una speedgun per misurare oggettivamente l’idoneità di certe infrastrutture stradali, davanti alle scuole, o in quelle zone30 che lo sono solo sulla carta.
Chiediamo un cambio di passo, oltre quello promesso nei programmi elettorali, dove la maggioranza delle forze politiche è sulla carta nettamente favorevole all’idea di Città30, eppure si continua a pensare a realizzare qualche zona30 qua e là senza una pianificazione reale e condivisa; il PUMS andrebbe accelerato entro il 2026 e invece siamo in ritardo. Manca un chiaro cronoprogramma e una strategia con cui si possano condividere gli spazi pubblici a favore di una mobilità attiva, con cui si arriverà a realizzare strade scolastiche davanti a tutte le scuole, quelle già approvate e quelle ancora da progettare. Il trasporto pubblico rimane concepito per gli studenti nonostante il suo potenziamento sia da decenni la priorità di tutte le campagne elettorali di destra e sinistra. Mancano tavoli tecnici permanenti in cui poter costruire e monitorare una “città delle persone”.
Ci sono città che fanno squadra con le associazioni per poter velocizzare un processo di cambiamento. Città che adottano strategie comunicative per cominciare a cambiare la narrativa (come Jesi vai piano! [2]), per raccontare che certi comportamenti in strada danneggiano tutti, e non possono che portare a nuovi incidenti e minor vivibilità degli spazi pubblici.
Bologna citta 30 dopo un anno di adozione ha portato risultati impensabili per i detrattori: zero pedoni uccisi! Rimane un progetto in evoluzione, in cui le modifiche alle infrastrutture stradali non sono finite, ma la velocità con cui è stata implementata, su un area ben più vasta di Modena dovrebbe mettere a tacere tutte le giustificazioni. Certo anche Bologna città30 non è finita, rimane la necessità di controlli della polizia, nulla è perfetto, ma ci sono strategie che portano a risultati certi e in poco tempo.
E noi modenesi che prezzo siamo disposti a pagare nel frattempo?
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