Confapi Emilia: “Trovare personale, spesso è un’impresa lunga e difficile”
MODENA - L’invecchiamento della popolazione, il lento e insufficiente ricambio generazionale e un evidente mutamento culturale da parte dei giovani nei confronti del lavoro manuale stanno creando seri problemi alle imprese che offrono lavoro.
A questa prima criticità si aggiunge, non di rado, la scarsa coerenza tra i programmi formativi, in particolare negli Istituti tecnici e professionali, e le aspettative delle imprese. Ma anche quando i primi due ostacoli sono superati se ne presenta un terzo la cui natura è trasversale: trovare una casa con un affitto il cui importo sia sopportabile da un lavoratore che solitamente guadagna intorno ai 1500 euro al mese.
In un contesto di questo tipo non sorprende il fatto che ogni settimana a Roberta Magnani, direttrice di Confapi Emilia, arrivino dagli imprenditori associati in media dieci telefonate che riguardano le difficoltà che incontrano nel trovare personale, soprattutto per l’area produzione.
Tra queste anche quella di Fabio Barbieri, general manager di Interdamo, che racconta la sua esperienza.
La testimonianza
Ventisei dipendenti, un fatturato intorno ai 3.5 milioni di euro, oltre il 50% del quale frutto dell’esportazione. È l’identikit, molto sintetico, di Interdamo, azienda modenese che si occupa di progettazione, prototipazione, realizzazione stampi e stampaggio di materie plastiche, con prevalente produzione e confezionamento di articoli a uso veterinario.
Fondata nel 1981 da Adriano Barbieri e oggi gestita insieme al figlio Fabio, Interdamo rappresenta per molti aspetti il prototipo della piccola media azienda del territorio emiliano: conduzione familiare, grande dinamismo, flessibilità, qualità e capacità di rivolgersi, con successo, anche ai mercati stranieri.
E come molte delle aziende che, nonostante uno scenario complesso, continuano a crescere, Interdamo deve fare i conti con le difficoltà nel reperire nuovo personale da inserire.
“Da diversi mesi abbiamo attivato la ricerca per tre nuove posizioni. In due casi, pur con tempi molto lunghi, siamo riusciti a trovare due giovani che sono in prova, uno per l’area controllo qualità, l’altro per lo stampaggio di materie plastiche. Per la terza figura, che dovrà occuparsi della miscelazione della materia prima, siamo ancora in alto mare”, spiega Fabio Barbieri che sta seguendo in prima persona il reclutamento. Le due maggiori criticità da affrontare riguardano la scarsa propensione ad accettare lavori in cui la manualità ha ancora una notevole importanza, e l'insufficiente preparazione al lavoro, sia sotto il profilo della preparazione tecnica sia con rifermento all’approccio comportamentale. “Alla fine, l’unica soluzione che sembra dare risultati positivi è l’affiancamento in azienda. Una volta trovata la persona interessata e che ci pare abbia i prerequisiti necessari per essere inserita, ci occupiamo noi della sua formazione”.
Rispetto poi ai canali attraverso i quali si cerca nuovo personale dal racconto di Fabio Barbieri emerge che le risposte ottenute dalle agenzie di lavoro interinale raramente sono adeguate, viceversa il ricorso a Linkedin, il social professionale per eccellenza, ha dato esiti interessanti. “Probabilmente in questo caso la presenza su Linkedin e il suo utilizzo come strumento per far incontrare domanda e offerta, determina già a monte una selezione qualitativa”.
Anche rispetto al sistema formativo emergono alcuni spunti di riflessione. “Oggi per noi trovare un giovane che esce da un istituto di formazione e che sia già in grado di svolgere, con un minimo di autonomia, un lavoro all’interno dell’azienda è pressoché impossibile. Ho scambiato alcune opinioni con i responsabili del progetto ITS MAKER e ho avuto la sensazione che in questo caso ci siano gli spazi per ridurre la distanza tra scuola e mondo del lavoro, ma dobbiamo lavorarci insieme, con l’aiuto anche dell’Associazione” prosegue Barbieri.
“I giovani che incontro per colloqui di lavoro hanno un approccio abbastanza diverso rispetto al passato. Sempre più spesso mi capita di avere colloqui con persone che hanno come priorità la qualità della vita, aspetto che per certi versi è un fatto che considero positivo, l’equilibrio tra lavoro e vita privata, mentre il fattore economico, pur importante, oggi sembra avere meno peso. Inoltre, in chi già lavora si è molto attenuato il senso di appartenenza all’azienda e quindi il turn over rischia di essere più elevato. Ora a seguito anche di questa mia testimonianza spero di poter incontrare qualche candidato in più per la posizione ancora aperta” conclude Fabio Barbieri di Interdamo.
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