PERSONE | Roberto Mantovani | Da cinque anni celebra e pratica i giochi tradizionali
di Francesca Monari
Passione, vocazione, incontri e coincidenze lo hanno portato a scegliere di pancia una precisa direzione.
“Si, l'attività di animazione e divulgazione è per me un lavoro a tutti gli effetti; qualcosa da salvaguardare. Con l’avvento dell’intelligenza artificiale molti lavori di concetto spariranno ma le attività di interazione umana saranno sempre più necessarie, anche per compensazione.
Ho sempre lavorato in proprio: ho aperto due videoteche, con annessi CD e Videogiochi, poi quando sono tramontate ho aperto due lavanderie a gettoni. Da 10 anni ho un’agenzia di multiservizi. Ho la maturità amministrativo-commerciale ma il senso di soddisfazione l’ho ottenuto seguendo passione e
vocazione. Nel frattempo ho anche girato un po’ a zonzo per l’Europa aderendo ad un’associazione che da quasi 80 anni si occupa di scambio di ospitalità.
Come sono arrivato ai giochi? Nel 2010 ho fatto l’animatore in Norvegia per un’associazione che organizza scambi internazionali e progetti sul territorio per bambini, ragazzi e adulti; sono stato l’accompagnatore di quattro adolescenti romani per 25 giorni. Molto faticoso, ma molto formativo. E la scintilla si deve essere accesa proprio durante questa esperienza.
A seguire, divertendomi ogni volta un sacco, ho partecipato a qualche festival internazionale dei giochi di strada e a Torino ho potuto frequentare un corso sui giochi della tradizione popolare. Inizialmente ero interessato a conoscere dei giochi da trasmettere ai miei figli per evitare che rimanessero incollati agli schermi. É salutare trovare un equilibrio con le altre attività di relazione, di contatto e di ‘sguardo’ come il gioco.
Poi, una volta creati i miei primi giochi, mi sono proposto - ad un Comune mantovano - per fare qualche attività in piazza il lunedì sera di luglio e di agosto. Già dalla prima edizione c'erano 20 partecipanti, per arrivare alla quarta con quasi 100.
Passaparola e Social hanno fatto il resto e le richieste sono subito cresciute: carnevali, sagre, compleanni, laboratori, poi qualche fattoria didattica, qualche centro educativo, qualche casa di riposo e qualche festival, anche fuori Regione.
Ora ho quasi 100 giochi realizzati. E ne ho altri in cantiere. Alcuni sono frutti di studio, altri sono proprio inventati di sana pianta. Per realizzarli, a volte, mi avvalgo dell’aiuto di qualche artigiano. Ad esempio di mio padre per la falegnameria di precisione, di una sarta in pensione e di un fabbro. Sono l’unico che utilizza per intero materiali di recupero: è incredibile che meraviglie si possono creare da piume, calzini, lacci, tappi, lattine, cerchioni, palline e mollette!
Sì, di questo lavoro si può vivere, e il mio progetto tende in questa direzione. Mi piacerebbe fare esperienze di conduzione all’estero, e sto mettendo le basi anche per questo. Insomma, ho preso il gioco molto seriamente. È molto educativo e ha la straordinaria capacità di aggregare persone molto diverse tra loro anche per etnia ed estrazione sociale.
‘I giochi antichi di Roberto’ potrebbe diventare un'attività di famiglia: una di quelle che si trasmette di generazione in generazione. Ad Ottobre, ad un festival a Lazise, per la prima volta ad aiutarmi a condurre la piazza c’erano mia moglie e i miei due figli ed è stato molto gratificante.
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