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30 Giugno 2025
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Crisi climatica, de che? Il 90% dei giornalisti non ritiene che sia un pericolo

Di Antonella Cardone

Sul tema della crisi climatica, nei quotidiani italiani escono in media 3,5 articoli a settimana, contro le 4 pagine di pubblicità acquistate dalle aziende più inquinanti. E peggiore è la situazione dei nostri telegiornali che dedicano a temi ambientali solo il 2,1% dei servizi. A metterlo in evidenza è oggi il sociologo italo-argentino Alejandro Gastón Jantus Lordi de Sobremonte (www.alejandrojantus.comnella sua tesi di Master in Comunicazione Scientifica presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma.

«Raramente la crisi climatica finisce in prima pagina, anche quando i suoi impatti si manifestano in maniera più drammatica, così come trova poco spazio anche nelle pagine interne dei quotidiani o nei palinsesti delle nostre reti televisive nazionali» sottolinea il sociologo nel corso del suo intervento al Centro Congressi Santa Elisabetta dell’ateneo parmense.

«Per quanto riguarda poi i nostri leader politici, solo il 7,6% delle loro dichiarazioni riguarda il climate change e spesso le loro dichiarazioni sono contrarie o resistenti, addirittura nel 60% dei casi per quanto riguarda Matteo Salvini» sintetizza Alejandro Gastón Jantus Lordi de Sobremonte, che oltre ad essere sociologo è anche giornalista professionista e responsabile della comunicazione della società benefit Ener2Crowd —la piattaforma ed app numero 1 in Italia per gli investimenti sostenibili— e del GreenVesting Forum.

Il ricercatore ha approfondito le sue indagini attraverso un questionario a risposta multipla trasmesso a 7.644 giornalisti delle agenzie stampa, quotidiani, periodici, radio, televisioni e media online, ottenendo un tasso di riscontro effettivo pari al 7,17%.

Alla domanda: «quale professionista dell’informazione e pertanto in quanto colui che maggiormente contribuisce alla formazione di una “coscienza collettiva”, ritieni che la crisi climatica possa determinare una crisi salutare di rilievo?», solo il 10,58% ritiene che il cambiamento climatico sia un pericolo concreto per la salute che già oggi sta determinando una crisi salutare di rilievo.

L’89,42%, invece, non ritiene che il cambiamento climatico sia un pericolo concreto ed il 62,23% non ritiene che il cambiamento climatico sia un pericolo concreto attuale e neanche che esso sia un pericolo imminente in grado di determinare in futuro una crisi salutare di rilievo.

«Insomma i giornalisti e più in generale i media hanno una scarsa percezione del problema e questo è un fenomeno molto preoccupante in quanto specchio di quanto riscontrabile nell’ambito dell’intera popolazione» avverte il dottor Jantus Lordi de Sobremonte.

Gli impatti del cambiamento climatico sono evidenti: inquinamento, malattie, eventi meteorologici estremi, migrazioni, aumento della fame e della cattiva alimentazione nei Paesi periferici e problemi di salute mentale anche nei Paesi centrali, con sistemi sanitari che si troveranno a dover gestire la diffusione di malattie inaspettate ed aumento dei decessi.

«Il cambiamento climatico è la più grande minaccia per la salute globale del XXI secolo» conferma The Lancet, la più prestigiosa rivista scientifica di ambito medico pubblicata edita da Elsevier, citata nella ricerca del dottor Jantus Lordi de Sobremonte. E ben 13 milioni di decessi ogni anno sono dovuti a cause ambientali evitabili, con 4 milioni di bambini nei Paesi periferici potrebbero essere salvati prevenendo o mitigando i rischi ecologici, rilevano le Nazioni Unite.

Ma in che modo il cambiamento climatico riguarda concretamente la salute? «Gli aspetti di maggiore rilievo sono il caldo critico, l’inquinamento, l’insicurezza alimentare, i virus e batteri, le zoonosi e le malattie mentali» risponde Alejandro Gastón Jantus Lordi de Sobremonte.

Maggiormente a rischio è la salute degli anziani e dei bambini, ma il rischio-calore riguarda l’intera popolazione in zone come l’Europa meridionale, dove uno studio pubblicato su Nature Medicine condotto dall’Istituto di Salute Globale di Barcellona ha stimato 47.690 decessi attribuibili al calore tra maggio e ottobre dello scorso anno, attribuendo all’Italia il primato con 12.743 decessi.

L’inquinamento atmosferico è considerata la prima emergenza sanitaria di origine ambientale al mondo con oltre 7 milioni di morti l’anno, stima poi la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA). Lo stress termico va ad aggravare l’inquinamento causato dal traffico stradale favorendo l’accumulo degli inquinanti ed il forte irraggiamento innesca reazioni fotochimiche che determinano concentrazioni di ozono più elevate rispetto al livello naturale, compreso tra i 20 e gli 80 microgrammi per metro cubo di aria.

Ma l’aumento delle temperature porta anche al cambiamento dei modelli di precipitazione e ad eventi atmosferici estremi che portano all’impoverimento delle rese agricole: il cambiamento climatico riduce la quantità di cibo disponibile e lo rende meno nutriente, un grande problema evidenziato fin da sempre dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO). La malnutrizione è poi collegata ad un’ampia varietà di malattie: dall’insufficienza cardiaca al cancro, dal diabete al rachitismo e ad altri disturbi della crescita.

riemergono anche antichi virus in scongelamento nel permafrost, aumentano gli insetti vettori e si risvegliano patogeni di decine di migliaia di anni fa: «Sette “virus giganti” hanno conservato la loro capacità infettiva e si sono replicati in laboratorio» si leggeva già il 28 novembre 2022 su Il Corriere della Sera Salute.

Il futuro? In aumento le zanzare tigre e le patologie ad esse collegate (Dengue, Chikungunya, West Nile, i pappataci (leishmaniosi) e le zecche (malattia di Lyme), mentre le acque marine diventano sempre più favorevoli ai vibrioni, che provocano gravi malattie anche nell’essere umano.

«Le malattie trasmesse dagli animali sono fortemente influenzate dai cambiamenti climatici: l’aumento temperature influenza distribuzione ed abbondanza delle zoonosi trasmesse da invertebrati (zanzare, zecche, pulci e altri artropodi ematofagi)» aggiunge Alejandro Gastón Jantus Lordi de Sobremonte.

A fronte dell’aumento di un grado Celsius delle temperature, le patologie psicologiche di media entità sono salite del 2%, osserva il Massachusetts Institute of Technology anch’esso menzionato nella ricerca. Le malattie rilevate includono depressione, stati di ansia, insonnia, fobie ed i malesseri psichici generalizzati.

L’intera ricerca è scaricabile sul sito web dell’International Center for Social Research alla url https://icsr-net.com/jantus_tesi2024.pdf e sul medesimo portale sono anche disponibili le slide di sintesi alla url https://icsr-net.com/jantus_slide2024.pdf

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