Gli indignati
"E' inammissibile, non si è mai vista una cosa simile, non puoi subire gol dopo pochi secondi dall'Albania e ora nel secondo tempo contro la Svizzera una volta rientrati in campo sotto di un gol".
Così commenta il giornalista sportivo Alberto Rimedio sui RAI1 dopo il secondo gol dello svizzero Ruben Vargas contro l’Italia.
Non tardano ad arrivare i commenti dai social network: “scarsi sono scarsi, quasi tutti … poi Spalletti ci ha messo del suo“, commenta un ormai ex tifoso. Altri aggiungono: “dimissioni subito per Spalletti dopo questo disastro”, “come si fa a schierare titolare Cristante e a tenerlo così tanto tempo in campo?”. Infine un commento chiama in gioco un termine ormai desueto: “ma dai saremmo usciti comunque ai quarti, avete visto che rosa di pippe?” Libero, quotidiano ossimorico, che di titoli se ne intende, rincara la dose: “Pippe azzurre. Andate a zappare”. Per il giovane lettore è bene specificare che pippa, secondo il dizionario della lingua italiana, sarebbe traducibile con “persona stupida”. In gergo romanesco invece farebbe riferimento ad una intensa attività onanistica.
Un sentimento di grande delusione ben riassunto da quanto accaduto al termine dell’incontro. Quando i giocatori azzurri, dopo il fischio finale, si sono avvicinati al settore occupato dai tifosi italiani, sono stati letteralmente respinti: “Andate via, andate a lavorare”, le grida che si sollevavano dagli spalti. Situazione che ha indotto il portiere Donnarumma, capitano della squadra, a chiedere pubblicamente scusa dopo la figuraccia rimediata a Berlino.
Non si è fatto nemmeno attendere la stoccata di Enrico “mitraglietta” Mentana, che su Instagram scrive, sarcastico: “ultimora: su Spalletti l’ombra di Michelle Obama”. Superando di gran lunga il suo degno imitatore Maurizio Crozza.
E’ chiaro che la nazionale azzurra di calcio ci ha deluso. Un sentimento di grande delusione che si è trasformato velocemente in un sentimento di indignazione. Da anni non si assisteva ad un tale livello di indignazione. L’indignazione sociale.
La politica – primo caso
Sono le ore 15:00 del 5 luglio del 2023. La Ministra del Turismo, Daniela Santanché, indagata per falso in bilancio e per truffa ai danni dell’INPS, risponde in Senato in merito alle indagini in corso che, con tanto di testimoni, evidenziano una gestione “poco pulita” di alcune sue società.
Dal suo intervento ne viene fuori un discorso che, oltre a non riconoscere i fatti imputategli, si può riassumere nell’alibi utilizzato dai nostri politicanti, di ogni fazione e colore: “sono tutte falsità, è un attacco politico da parte dei magistrati di sinistra”. O cose simili. Addirittura, un suo sodale di partito, un certo Italo Bocchino (nomen omen) avrebbe dichiarato che “Santanché attaccata perché donna di destra e figa”. Certo che trent’anni di berlusconismo qualcosa ha insegnato ai nostri politicanti.
Per carità, la Giustizia deve fare il suo corso, ma il popolo elettore, cosa ne pensa?
La politica – secondo caso
E’ il 31 dicembre del 2023. Ci troviamo in località Rosazza, splendido paesino montano in provincia di Biella, in Piemonte. Alcuni cittadini del luogo, per la precisione alcuni esponenti della politica locale, si ritrovano presso la sede della Proloco per il veglione di capodanno.
Tra i commensali Emanuele Pozzolo, parlamentare italiano nelle liste di Fratelli d’Italia, il quale, a detta di oltre una ventina di persone presenti all’evento, avrebbe mostrato ad alcuni “amici” una pistola appartenente alla sua collezione di armi. Il particolare inquietante è che la pistola sia carica, dal momento che da lì a pochi minuti uno sparo echeggia nella sala ed un proiettile, uscito da quella pistola, ferisce alla gamba un ragazzo, Luca Campana, genero del caposcorta di un altro politico presente: Andrea Delmastro, parlamentare e sottosegretario alla Giustizia del Governo Meloni.
Sebbene le prove della responsabilità del deputato Pozzolo siano evidenti – fatti confermati da più di una ventina di testimoni – il politicante si difende: “non sono stato io a sparare” – e continua – “un incidente di natura colposa. Eppure stato amplificato all’inverosimile con la gogna mediatica. Contro di me si è generata una vera e propria campagna d’odio fondata su una montagna di fake news e di stereotipi ideologici pietosi”. Avete letto? Parla di “stereotipi ideologici pietosi”. Può anche essere. Ma cosa c’entrano con quanto accaduto? Forse il parlamentare vuole dirci che è la pistola a discriminarlo per la sua appartenenza politica? O che la pistola ha sparato sotto l’influsso di qualche comunista che avrebbe convinto a distanza la pistola a sparare?
Anche in questo caso sarà la Giustizia a decidere responsabilità e condanne, ma il popolo elettore cosa ne pensa?
La politica – terzo caso
E’ l’8 giugno del 2024. Tutti i cittadini europei sono chiamati alle urne per votare i rappresentanti del Parlamento Europeo.
Tra i candidati, in rappresentanza dell’Italia, spicca la presenza di un personaggio, che ormai imperversa in ogni dove, e che ritengo abbia portato alla noia anche il proprio organo pensante, accusato di vari reati. Degni di un personaggio di un romanzo poliziesco. Una sorta di Arsenio Lupin all’italiana. O meglio “l’Arsenico Lupon assai galante e molto ladron” inventato dal genio della coppia Magnus & Bunker.
Stiamo parlando di un politicante italiano accusato di: furto e autoriciclaggio di un quadro di Rutilio Manetti, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, possibili condotte illecite in violazione di quanto previsto dalla legge n. 215 del 2004 in materia di attività incompatibili con la titolarità di una carica di governo. Tutto qua.
La domanda che ogni cittadino si porrebbe è la seguente: con un tale curriculum è il caso di candidare Vittorio Sgarbi, perché è di lui che stiamo parlando, al Parlamento europeo? E’ eticamente giusto? Non abbiamo altri cittadini in Italia degni di sedere su quegli scranni? E la nostra Presidente del Consiglio cosa ne pensa?
Ovviamente anche in questo caso sarà la Giustizia a decidere responsabilità e condanne, ma il popolo elettore cosa ne pensa?
Conclusioni
Dove sono le sedi di partito, le associazioni, i circoli, i movimenti di cittadini, le associazioni sindacali dei lavoratori e chi più ne ha più ne metta? Perché non si muovono a evidenziare l’indignazione sociale? Perché non si raccolgono firme, non ci si rivolge direttamente agli alti organi di Governo per chiedere loro di rimuovere dalle sedi politiche chi non è degno di rappresentarci?
Perché l’ossimorico quotidiano “Libero” non titola anche in questi casi “andate a zappare la terra”?
L’idea è che ormai l’indignazione sociale per quanto riguarda il nostro presente ed il nostro futuro di cittadini in realtà non esiste più. E’ stata sostituita dalla rassegnazione sociale. O meglio, quel poco che è rimasto si è confinato nei social network, che hanno la medesima consistenza di un bicchiere d’acqua nell’oceano. Più che indignazione si tratta di sfogo sociale. Una sorta di “vomitatoio” delle proprie insoddisfazioni. Che non serve a nulla.
Indigniamoci. In modo apolitico. Senza colori e appartenenze partitiche. Mi rendo conto che è dura. Ma sarebbe il modo per riappropriarci del nostro futuro.
Patetico? Forse. Ma sempre meglio che disonesto.
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