Candidati a confronto a Mirandola, la cronaca della serata di dibattito
MIRANDOLA - Secondo banco di prova per i quattro contendenti alla carica di primo cittadino mirandolese, dopo l'appuntamento dei giorni scorsi: nella serata di martedì 21 maggio, Carlo Bassoli (centrosinistra), Letizia Budri (centrodestra), Giorgio Cavazza (Movimento Cinque Stelle) e Giorgio Siena (Più Mirandola), si sono confrontati sulle questioni economiche prioritarie per la città dei Pico, interrogati dalle associazioni di categorie del territorio, segnatamente Lapam, Confcommercio, Confesercenti e Cna. A moderare il dibattito, la direttrice di Sulpanaro.net Antonella Cardone, che ha aperto la serata chiedendo solidarietà per Letizia Budri, vittima di un vile attacco online, inneggiante alle Brigate Rosse.
A seguito di un’ouverture di presentazioni tenute dai quattro contendenti (in cui ciascuno ha ribadito le ragioni della propria candidatura), il focus della discussione si è subito incentrato sulla necessità di salvaguardare e potenziare l’eccellenza del distretto biomedicale. A esordire, Carlo Bassoli, che ha rivendicato la necessità di pensare in grande: “dobbiamo radicare le risorse umane che animano tali realtà produttive. Occorrono politiche abitative forti, con un rafforzamento del polo d’interscambio. E’ fondamentale favorire il passaggio dall’ossido di etilene a tecnologie più sostenibili”. Risponde il “battitore libero” Giorgio Cavazza, dispiegando uno dei cavalli di battaglia del Movimento Cinque Stelle. “Propagandiamo un’economia circolare”, spiega, “favorita da una migliore viabilità, con strade prive di alto impatto ambientale. MI sento di promettere uno sportello comunale di aiuto per gli imprenditori, desiderosi di utilizzare i fondi del PNRR”. “Abbiamo corso il rischio che le multinazionali, dopo il terremoto, delocalizzassero: non è successo grazie al nostro meraviglioso indotto”, puntualizza la Budri, “che abbiamo teso a potenziare anche con il corso di laurea in bioingegneria, fondamentale per incrementare il già forte know-how che ci caratterizza”. L’ex preside Siena sceglie invece di cavalcare il tema della formazione, insistendo sugli alti tassi di abbandono scolastico. “Quest’ultimo raggiunge il 10%”, riflette, “di conseguenza presto potrebbe mancare la manodopera per le nostre imprese. Smentisco Bassoli quando la definisce esclusivamente una questione educativa: manca l’educazione professionale regionale”.
“La questione Ucman non scalda gli animi, ma è importante”, prosegue Antonella Cardone, incentrando la tenzone sulla tematica dell’Unione Area Nord. “Abbiamo votato contro la MIrandolexit”, ricorda Cavazza, “perché il percorso deve avanzare verso una fusione delle municipalità. Certo, negli ultimi quindici anni non si è data grande prova di unità: auspico un rientro della città nell’Ucman, perché cambiare si può e in meglio”. Alla stoccata risponde la première dame leghista, rivendicando la scelta assunta dall’amministrazione Greco. “Il Comune di Mirandola ha scelto di recedere, incentrando servizi strategici”, insiste Budri, “quindi non rientreremo. La reinternalizzazione della polizia locale è stato un successo, con un’importante ripresa delle politiche assunzionali”. Cita i “rapporti di forza” Giorgia Siena, che invoca una popolazione numerosa per pesare maggiormente a livello politico. “Eravamo contrari al divorzio con Ucman”, commenta, “ma non crediamo in un nuovo ingresso. Superiamo la pigrizia dei campanili, procediamo spediti verso la fusione”. Incalza Bassoli, rimbrottando alla destra la posizione separazionista, al centro il fusionismo radicale. “Occorre riformare l’Unione”, dichiara, “ma vogliamo ristabilire la leadership politica della città nella Bassa”.
Spazio alla questione energetica, con il tema Aimag: a dispetto delle preoccupazioni delle associazioni di categoria, quale futuro per la partecipata? “Sono stati tentati incontri con i comuni afferenti alle Terre d’Argine”, ribadisce la Budri, “ma hanno levato gli scudi. Serve un nuovo patto di sindacato, con un mandato elettorale forte. Aimag deve avere la possibilità di collaborare anche con altri partners, non solo Hera”. Cavazza dà man forte all’avversaria leghista, confermando la validità delle valutazioni espresse: “tutti e quattro vorremmo non perdere la multiutility, è una gallina dalle uova d’oro”. Bassoli punge la destra, citando l’intervento di Roberto Ganzerli e i – presunti – errori di Guglielmo Golinelli. “Serve un coordinamento fra i servizi pubblici”, affonda, “anche Novi (in mano al centrodestra) ha votato come Carpi”. Siena analizza la situazione con la metafora del cavallo di Troia: “l’attuale cda di Aimag opera a favore di Hera dall’interno, auspico un patto di sindacato per ricostituire la parte pubblica. Sarà una battaglia dura”.
La direttrice Cardone si concentra poi sul tema della ricostruzione, specialmente su quella pubblica. “Vedo immobilismo, la destra promette di realizzare, nei prossimi cinque anni, quello che non si è fatto negli ultimi cinque”, punge Bassoli, “servirebbe una visione che ora non c’è. Il mio impegno sarà recuperare il tempo perso in questa consigliatura”. “Due metri e due misure”, asserisce il candidato Cinque Stelle, “l’edilizia privata è quasi completa, quella pubblica è inesistente. Mi piacerebbe venisse edificato un museo per testimoniare la nostra storia. C’è tanto ancora da fare, dopo dodici anni”. L’assessore ai lavori pubblici Budri, incalzata sul proprio ambito d’azione, risponde netta: “abbiamo subito diversi pensionamenti di dirigenti significativi, nonché l’azzeramento dei fondi sisma. In più, abbiamo subito la crisi dei materiali e il Covid. Questa è la verità”. Siena rimprovera le promesse del 2019, concedendo l’attenuante delle circostanze storiche. “La giunta sembrava l’albergo del libero scambio”, ironizza, “con un grande turnover di assessori. Gli stessi alleati hanno rimproverato a Letizia Budri numerosi ritardi. Quanto la Mirandolexit ha inciso su tale dilatazione dei tempi?”.
“Le associazioni sono preoccupate per la crisi del centro storico”, rimanda Antonella Cardone, “ma i negozi sono presidi sociali e civili. Cosa fare per una rivitalizzazione?”. “Abbiamo perso tante attrazioni”, debutta Cavazza, “un tempo Mirandola era un salotto. C’erano luoghi di aggregazione bellissimi”. La Budri considera la necessità di una continuità d’azione con il quinquennio 2019-’24, con un’accelerazione di quanto attuato: “bisogna favorire esperienze positive nel cuore della città, con azioni coordinate con la periferia. Abbiamo spinto sul turismo nelle valli”. Siena insiste sulla concezione di città storica, in cui tutto è concentrato all’interno della rete urbana. “Non verrà realizzato il multisala”, commenta, “ma si può riportare il cinema al centro, magari in teatro o nel castello”. Chiude il tema Bassoli: “la sicurezza è legata anche all’abitazione dei luoghi. Incuria a abbandono causano disagio sociale e paesaggistico. Potremmo aiutare il commercio con un aumento dell’IMU sui negozi sfitti: ciò stimolerebbe le concessioni d’affitto”.
Fuoco d’artificio finale con la questione Cispadana che torna ormai ad ogni campagna elettorale come i tortellini a Natale, ha ricordato Cardone, isto che se ne parla ma i cantieri non aprono mai.
“Quando le persone vengono a Mirandola promettendo questa infrastruttura”, dice Siena, “vanno poi a Bologna o Roma dimenticandosene, come Salvini. Sono scettico, nonostante pensi che sia necessaria. Strada a scorrimento veloce o autostrada? Purché si faccia…”. Il candidato PD riflette sull’impatto ambientale, asserendo di preferire lo scorrimento veloce: “abbiamo un problema di consumo del territorio, a residenti invariati. È una criticità su cui lavorare. Rivendico l’agganciamento al polo intermodale di Poggio Rusco e il trasporto su rotaia”. Cavazza nega l’utilità dell’autostrada, dando l’assist a Bassoli sul polo di Poggio: “sono favorevole alla strada a scorrimento veloce tout court, con basso impatto ambientale”. Chiama in causa la Regione Letizia Budri, condividendo lo scetticismo di Siena: “dal 2010 a oggi, si sono pagati moltissimi soldi per questa infrastruttura. Condivido la politica del purché si faccia”.
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