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01 Luglio 2025
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Centrodestra a Mirandola in crisi di nervi – IL RETROSCENA

In foto: Maria Grazia Zagnoli (in primo piano), e da sinistra: Guglielmo Golinelli (Lega), Alberto Greco, Ferdinando Pulitanò (Fratelli d'Italia), Letizia Budri e Francesco Coppi (Noi moderati)

Di Antonella Cardone

MIRANDOLA - L'iconografia politica contemporanea si arricchisce di un nuovo quadro: i maggiorenti in doppio petto seduti attendisti,  schiena dritta, attorno al tavolo, su cui incombe da una sedie a rotelle una virago a mo' di Nemesi, o se si preferisce, a mo' di mamma che Vieni qui-che-non-ti-faccio niente.

Siamo a Mirandola, nel giorno della presentazione ufficiale della candidata del centro destra Letizia Budri, nella sala del Consiglio del Comune. Qui ha saldamente governato la Lega negli ultimi cinque anni, dopo una vittoria comoda alle amministrative del 2019.
Quindi poteva passare in modo assolutamente indolore il passaggio di consegne dal sindaco alla sua vice.
Invece no, i partiti hanno scombussolato tutto e accompagnano la loro candidata alle urne con tutta una serie di problemi non piccoli, rendendola molto più debole di quanto fosse appena cinque anni fa Alberto Greco.

 

 

I fatti delle ultime ore

Mentre il centrosinistra traccheggia e a poche settimane dal voto ancora non ha chiarito a nessuno chi vuole candidare e dove (Bruciato l'ecumenico Toscani, Carlo Bassoli non convince tutti), negli ultimi giorni a Mirandola il centrodestra ha serrato le fila e trovato una quadra.

Fino all'ultimo si è sperato di potere contare sul candidato naturale, il sindaco in carica che aveva fatto l'impresa di togliere la città dal dominio di 75 anni di comunismo (sì, sì è sentito anche questo durante la conferenza stampa di presentazione della Budri) e che invece ha dato forfait "per dedicarsi agli affetti". 

Sceso dal palcoscenico Alberto Greco, si doveva pensare a come mantenere il governo della città, ovvero vincere le elezioni. Vincere le elezioni è una cosa diversa da amministrare, ed è anche diverso da gestire un gruppo di persone, ad esempio in un partito: servono capacità e talenti diversi, e questo spiega molto.

Nel radar delle candidature la migliore a casa dell'azionista di maggioranza (la Lega) è stata valutata quella di Letizia Budri: competente, ben inserita nella borghesia locale, affidabile.
Metti che è pure giovane, donna, mamma e cristiana - un modello hype di questi tempi - ed ecco spiegato perché Budri è stata capace di prevale su altrettanti amministratori competenti, ben inseriti nella borghesia locale, affidabili. Ma non a la page quanto lei.

Nel frattempo gli alleati ragionavano sui loro possibili candidati e sul lavoro fatto in questi cinque anni, agli errori e come migliorare. Forza Italia si è messa a fare le pulci alla candidatura della Budri che

Non ha brillato per la ricostruzione sia privata che pubblica. Se oggi, ad esempio, non c'è il nuovo commissariato all'ex Gil è in gran parte un errore del suo assessorato. Se per mesi non ha voluto affrontare le criticità sulla Chiesa del San Francesco è stato un suo errore personale.

Una bordata pesante, cui è seguita la rabbiosa presa di posizione del candidato di Forza Italia, Roberto Lodi, che sui social ha scritto:

È veramente fastidioso vedere che esistono ancora personaggi, che si immaginava dimenticati nelle vecchie caserme, che, muniti di pennacchio, pensano di scorrazzare nelle province a leggere i loro editti.
La faccio breve: avviso ai naviganti di dritta e manca.
Mirandola non è una pedina su uno scacchiere provinciale da scambiare con altri comuni ritenuti più interessanti.
Chi pensa di trattare i mirandolesi di ogni parte politica, come bambocci in attesa del verbo, ha sbagliato i conti.
Da Modena e dalla regione ci avete portato via tutto e dato nulla.
Mo' basta. Adesso decidiamo noi
In casa Fratelli d'Italia è andato in scena lo psicodramma. Con protagonista il candidato sindaco più bistrattato della storia, Mario Maretti, l'ingegnere che era pronto a mettere da parte la moto e i paesaggi dei tornanti alpini per dedicare il suo tempo a Mirandola.
"No, grazie", hanno detto gli alleati e i maggiorenti del suo stesso partito. Anzi, solo "No".
Perché la candidatura di Maretti non andava bene cinque anni fa e quindi non andava bene neanche ora, ricorda la Lega; perché la candidatura di Maretti non va bene a Forza Italia, ha spiegato il segretario modenese di Fratelli d'Italia agli increduli suoi militanti mirandolesi, cui solo pochi mesi fa era stato chiesto un nome, per poi ignorarlo in nome della sintesi di coalizione.
 
La ragion di Stato ha fatto sobbalzare Mariagrazia Zagnoli dalla sedia su cui purtroppo è bloccata. Ha chiamato Maretti e si è fatta portare in auto fino in Comune, dove la sua irruzione in conferenza stampa non è passata inosservata, visto che si è piazzata con la carrozzina proprio davanti al tavolo dei relatori: satrapessa, come un Destino Ineluttabile. 
Ha preso la parola appena le è stato possibile e poi ha lavato gli stracci in pubblico a favor di telecamere, rivelando retroscena, impegni disattesi, delusioni e distribuendo avvertimenti, in una sapiente mix da consumata, elegante, donna politica qual è capace anche di evocare lo spettro dell'espulsione dal partito di se stessa (che sarebbe Lesa Maestà, diciamo noi), di Marian Lugli e di Mario Maretti.

Recriminazioni a parte, la Zagnoli alla Budri lo ha detto chiaramente: "Io non ti voto". E i suoi la seguiranno. 
Quindi, botta facile di conti: togli i voti della Zagnoli, togli i voti di Forza Italia, la Budri parte male, peggio di quanto stesse Alberto Greco cinque anni fa, che poteva pure contare su quella voglia di novità che pervadeva tanti mirandolesi.

 

Si apre la campagna elettorale

 
Adesso nessuno qui parla di "novità", perchè cinque anni in prima linea formano e fanno le spalle forti. Per cui si rivendica con orgoglio la fatica fatta, si mette sul piatto tutta la complessità dei problemi e la ricetta facile non la si propone più. 
Un bagno di rigore che piacerà agli elettori? E, prima ancora, agli alleati riottosi di destra? Chissà.
 
In politica, gli equilibri si rompono e si creano secondo logiche diverse dal quelli della fisica, e quello che è apodittico oggi, è malleabile domani. 
Probabilmente la base di Fratelli d'Italia verrà rabbonita, e Forza Italia troverà soddisfazione in qualche assessorato in più. A Mirandola è anche possibile il ballottaggio, dove posizioni irricevibili che si potrebbero tradurre in liste e candidati sindaco separati, potrebbero convergere in un secondo momento.

 
 
 
 
 

 

 

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