“L’odio sui social peggio dello squalo che mi ha preso la gamba”. Parla il 20enne Matteo Mariotti
E' tornato in Italia per le cure, e subirà un altro intervento chirurgico all'Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna Matteo Mariotti, il ventenne originario di Parma che il 9 dicembre in Australia è stato attaccato da uno squalo e ha perso una gamba sotto il ginocchio. Matteo è fiducioso rispetto al suo recupero, si augura di riprendere presto a camminare, grazie all'uso di una protesi, ma - riferisce l'Ansa - durante il punto stampa organizzato l'altra mattina all'ospedale bolognese non ha nascosto il suo grande rammarico per la campagna di odio che gli è stata scatenata contro:
"Molti mi hanno sostenuto, la mia famiglia, i miei migliori amici e tanti sconosciuti che mi hanno trasmesso amore e li voglio ringraziare - racconta - Purtroppo c'è stato anche odio nei miei confronti, sono state dette cose false, in modo ingiusto, è successo per una raccolta fondi che hanno lanciato i miei amici destinata a me, per la mia vita futura in cui avrò bisogno di aiuto. Mi è stato detto che sono un truffatore, la mia unica colpa è di essere sopravvissuto".
A una cronista che lo incalza sulle critiche a lui indirizzate da Selvaggia Lucarelli, Matteo risponde: "Selvaggia, hai proprio fatto un grande errore con me, il male che mi hai fatto non lo puoi nemmeno immaginare, tu paragonata a uno squalo sei più pericolosa". E' molto scosso emotivamente dalla campagna di odio sui social: "Io non ho colpa di nulla, non ho fatto io la raccolta, non ho mai fatto male ad animali, anzi sono un amante degli animali, mi si sono scagliati contro anche gli animalisti; è un odio che non accetto, è stata più dura lottare contro questa persona che la lotta contro uno squalo".
La replica della Lucarelli
Lucarelli replica in un’intervista a La Stampa. «Ci sono 30mila amputati all’anno in Italia, non si capisce l’eccezionalità di questa storia, né la corsa di assessori e altri davanti alle telecamere. Si direbbe che i protagonisti stiano giocando sul potere di richiamo che hanno le vittime in casi come questi», esordisce nel colloquio con Franco Giubilei. La giornalista dice di aver ricevuto «insulti e minacce» per le domande che ha fatto agli organizzatori della raccolta fondi. E che lo stesso Matteo Mariotti le aveva giurato che gliel’avrebbe fatta pagare: «Resta la grande domanda: a cosa servono quei soldi? Perché se vogliono fargli un regalo va benissimo, ma allora non si parli di spese mediche». Poi aggiunge che quella dei social «è una dinamica malata, soprattutto quando si mette il naso sulla beneficenza».
Perché si pensa sempre che qualcuno voglia fare «il guastafeste che vuole per forza qualcosa fatta con accezione positiva. Se fai domande in casi come questi la reazione è “Ma come ti permetti? Come osi?”. La vittima va creduta in modo insindacabile». Ma secondo Lucarelli c’è anche una responsabilità dei giornali: «Ci sono titoli che innescano polemiche e gli insulti sui social. Fra i due mezzi di comunicazione, media da una parte e social dall’altro, si crea un rapporto di reciprocità».
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