La situazione dell’economia italiana oggi
Se l’indebolimento dell’euro sul dollaro favorisce l’export, l’Italia paga però un prezzo significativo sulle importazioni, sulle quali dal 2021 al 2022 si stima un aumento del 40% circa.
L’aumento dei costi delle materie prime
L’aumento del costo dei beni energetici, quadruplicato rispetto al periodo pre Covid, e di altre materie prime necessarie per le nostre imprese di produzione, che si stima attorno ad un + 45%, ha determinato una spinta inflazionistica che sta mettendo in seria difficoltà imprese e famiglie (+ 8% a fine giugno).
Il PMI (Purchasing Managers’ Index), il principale indicatore economico mondiale, in Italia si assesta a 50,9, perdendo nell’ultimo mese un punto percentuale. Dal rapporto di Confindustria si legge: “il Pmi è in discesa, ormai vicino alla stagnazione; l’indagine Banca d’Italia segnala un peggioramento della domanda e maggiore incertezza nel secondo trimestre; la fiducia delle imprese manifatturiere registra un piccolo recupero a giugno, dopo un lungo calo”.
Bene commercio e turismo
Il settore dei servizi, in particolare quello turistico, presenta un trend di crescita, dopo le restrizioni causate dall’emergenza sanitaria, che vede un aumento delle prenotazioni dal 222% al 324%, soprattutto dall’estero. Un dato importante, che va aggiunto all’acquisto di beni di consumo. L’indicatore dei consumi ICC (Indicatore dei Consumi Confcommercio), infatti, a maggio ha registrato un aumento del +3,4% annuo, trainato dai servizi (+18,3%) che beneficiano dei maggiori acquisti per il tempo libero grazie al calo delle restrizioni Covid-19.
Il tasso d’inflazione
Le previsioni relative all’inflazione non sono per niente buone. Fino a qualche mese fa la maggioranza degli economisti che transitano nell’eurozona, si aspettava che l’impennata dell’inflazione fosse temporanea. Purtroppo alla luce di quanto sta accadendo in queste settimane, ci si rende sempre più conto di trovarci di fronte un “inflazione più persistente, troppo alta e troppo a lungo”, si legge nel rapporto di Confindustria.
Molte imprese hanno cercato di assorbire internamente l’aumento dei costi di produzione, diminuendo i margini. Fenomeno che non può perdurare nel tempo. A breve gli aumenti si riverseranno sui prezzi al consumo, tenendo quindi alta l’inflazione.
L’export
Per quanto riguarda l’export le prospettive sono incerte e difficili, anche se l’indice dell’export per il secondo trimestre è senz’altro positivo. Guardando al futuro l’attuale situazione geo-politica non facilita le relazioni commerciali. Le esportazioni verso Russia sono dimezzate, mentre le relazioni commerciali con la Cina sono aumentate nel primo semestre del 17% circa, con la speranza che il trend continui.
Anche l’export verso i Paesi europei si assesta attorno ad un +20%, contro un +5% verso i Paesi extra UE.
“L’eurozona è in crescita con segnali di debolezza”, si legge del rapporto di Confindustria “e negli USA si abbassa la crescita”.
Conclusioni
Il rapporto di Confindustria evidenzia una discreta capacità delle imprese italiane a fronteggiare l’attuale situazione di incertezza, nonché la capacità di “un popolo di risparmiatori” a supportare la propensione al consumo di keynesiana memoria. La chiamano resilienza. Purtroppo però nel 2022 si sta registrando un altro dato estremamente negativo: l’aumento della povertà. Secondo l’Istat 5,6 milioni di italiani, vale a dire il 9,4% della popolazione, sono in povertà assoluta.
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