Emiliani: popolo di nuotatori
In Italia oltre 20 milioni di persone praticano uno sport. Un quinto pratica il nuoto. In Emilia-Romagna è presente la più grande concentrazione di piscine pubbliche di tutta Italia. Su oltre 400 impianti natatori aperti al pubblico presenti in regione (sia impianti pubblici che privati con accesso al pubblico), la provincia di Modena si posiziona al primo posto con circa il 20% degli impianti.
L’indice di dotazione per 10.000 abitanti dell’Emilia-Romagna è 0,9. Modena ha un indice di dotazione pari a 1. Questo dato fa degli emiliani, in particolare dei modenesi, sostanzialmente un popolo di nuotatori.
Se prendiamo in considerazione la bassa modenese, prendendo come punto di riferimento la città con maggior numero di abitanti, ovvero Carpi, la città che ha dato i natali al campione di nuoto Gregorio Paltrinieri, in una isocrona di circa 20-30 minuti, escludendo la città di Modena, troviamo almeno tra i sette e gli otto impianti natatori pubblici. Se considerassimo anche quelli privati, intendendo quelli relativi a club o centri sportivi analoghi con accesso al pubblico, il numero raddoppierebbe.
Perché molti concittadini per praticare attività fisica hanno scelto di immergersi in acqua?
Tralasciamo conclusioni di stampo pseudo culturale e filosofico, del tipo che essendo l’Italia una penisola, ed essendo pertanto circondati dall’acqua, noi italiani saremmo soggetti ad una sorta di richiamo genico verso un elemento a noi caro, e che ci riporta altresì al periodo di gestazione, quando, ancora nascituri, immersi nell’acqua, ci lasciavamo dolcemente cullare all’interno del ventre della nostra genitrice.
I motivi sono ben altri.
Molti sport che amiamo praticare presentano delle controindicazioni. Il calcio, lo sport più praticato in Italia, è altamente traumatico. Non solo a causa di eventuali scontri in campo con gli avversari, ma la pratica stessa dello sport presenta problemi a livello di stress muscolare e articolare.
Il tennis, il secondo sport più praticato in Italia, è asimmetrico: lo sforzo muscolare è concentrato solo su una parte del corpo, quello dove si impugna la racchetta, e nel tempo si determinano disagi fisici non indifferenti. La pratica del tennis richiede di dedicare un po’ del proprio tempo ad uno sport compensativo: il nuoto sarebbe l’ideale. Poi, sinceramente, avete mai visto un tennista rilassato dopo un incontro? Il tennis, si sa, è uno sport altamente competitivo, che induce all’incazzatura.
Il nuoto è diverso. “Il nuoto è uno sport completo”, si sente spesso dire. Ed è vero. Semplicemente perché il corpo è interamente coinvolto, e i suoi benefici si fanno sentire sia sul fisico che sulla mente. I traumi sono rari, se non inesistenti. A meno che non ci prendiamo una pedata in faccia dal nuotatore che ci precede. Ma con un pizzico di attenzione, si può evitare. Il nuoto lo possono praticare tutti: bambini, anziani e donne in gravidanza.
Il nuoto fa bene
Grazie al sostegno dell’acqua si esercitano le articolazioni senza sovraccaricarle o sollecitarle in modo traumatico. Ogni singolo muscolo del nostro corpo viene esercitato e tonificato se si eseguono tutti gli stili correttamente. Inoltre, la necessità di mantenere la linea di galleggiamento e l’assenza di gravità permettono di attivare anche muscoli apparentemente non utilizzati (addominali, dorsali, piccoli muscoli delle mani e dei piedi). Alternare respirazione e apnea è un ottimo esercizio per rinforzare l’apparato cardio-circolatorio. Si potenzia inoltre la capacità polmonare, mentre aumentano i battiti e si bilancia la pressione sanguigna. Nuotare allevia lo stress, rilassa e calma. Non solo perché aumenta la produzione di serotonina, l’ormone della felicità, ma anche perché il contatto con l’acqua, l’assenza di rumore, l’estraniarsi dal mondo, vasca dopo vasca, permette di entrare in una dimensione dove si ascolta esclusivamente il proprio corpo.
Secondo alcuni studi nuotare aiuta a regolare la glicemia e il colesterolo. Inoltre, il nuoto favorisce il sonno. Aiuta a perdere peso e tonifica i muscoli. Innalza l’autostima: il fatto di essere così spesso a contatto con il proprio corpo semi-nudo migliora la percezione di sé stessi. Insomma, i benefici del nuoto sono davvero tanti.
Ecco dunque perché fa bene andare in piscina.
Già, la piscina.
Come descritto ad inizio articolo sul nostro territorio è presente una miriade di impianti natatori. Ma come sono organizzati? In generale gli impianti sono di nuova generazione, ben tenuti e ben gestiti. Sono finiti i tempi delle gestioni affidate al volontariato, che per quanto sia spinto da buone intenzioni, spesso è carente di capacità organizzative.
Oggi le piscine sono gestite da società specializzate con personale qualificato e una struttura organizzata in modo efficace. Il livello gestionale è mediamente buono.
Ma vediamo su quali aspetti si possono prevedere dei miglioramenti:
- aggiornare notizie ed informazioni sui siti internet – vi è mai capitato di raggiungere festante e desideroso di “entrare in una dimensione dove poter ascoltare il vostro corpo”, il tanto agognato impianto natatorio, ad esempio di Mirandola, e trovare un cartello all’ingresso indicante la temporanea chiusura dell’impianto coperto? E una volta fatto presente all’operatrice di sportello che sul sito internet l’impianto risultava aperto, sentirsi rispondere “si, ma all’ingresso della piscina abbiamo esposto un cartello”? Già, perché è risaputo che noi nuotatori, al mattino, quando usciamo per andare al lavoro, passiamo davanti all’ingresso della piscina per essere aggiornati sulle novità; imbecilli noi che ci affidiamo ad internet;
- mantenere un contatto con il cliente e fornire informazioni chiare e legittime – se alla fine dell’estate ti risultavano tre ingressi sulla tessera, ma non hai potuto superare il tornello di ingresso, ad esempio nella piscina di Mirandola, perché la tessera risultava vuota, ed alle tue rimostranze all’operatrice di sportello ti senti rispondere che la tessera era stata azzerata perché “dovevi” pagare “il canone annuale”, direi che ci troviamo di fronte ad una sequela di errori da fare inorridire perfino uno come Philip Kotler: 1. Il cliente va informato prima in merito ai motivi di un eventuale azzeramento di ingressi che ha pagato in anticipo; 2. Imporre, senza preavviso e consenso del cliente, pagamenti aggiuntivi, secondo il nostro ordinamento giuridico, è illegittimo; 3. Rispettare sempre la prima regola del marketing: il cliente non va mai messo in difficoltà.
Suggerimenti a parte, direi che non possiamo di certo lamentarci. Viviamo in una Regione, l’Emilia-Romagna, dove i servizi, di vario genere e tipo, sono gestiti in modo eccellente. Poi, ovvio, che c’è sempre spazio per migliorare.
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