Chiusura scuole, il Pd Mirandola insorge. Ganzerli: “Scelta antistorica, se mancano le scuole manca tutto”
MIRANDOLA - Non smette di sollevare polemiche la scelta del governatore dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, relativa alla chiusura delle scuole nella nostra provincia. Difatti, è cosa nota come, in seguito alla collocazione in zona rossa degli ambiti territoriali di Bologna e Modena, gli istituti di ogni ordine e grado siano stati obbligati a sospendere le lezioni, attivando la famigerata "didattica a distanza". Gli amministratori locali del suo stesso partito, Pd, si sono visti cadere la cosa tra capo e collo, e fanno fatica a spiegarlo ai loro cittadini: perla prima volta si levano proteste pubbliche sulla conduzione di Bonaccini.
Infatti il provvedimento regionale ha immediatamente suscitato la rabbia di genitori, educatori, insegnanti e dirigenti scolastici, che hanno visto vanificare gli sforzi profusi negli ultimi mesi, ispirati alla più stretta osservanza dei rigidi protocolli sanitari. Un coro unanime, quello della protesta, al quale non hanno mancato di unirsi voci appartenenti al mondo politico e amministrativo. Ad esempio, l'assessora all'istruzione del Comune di Concordia Marika Menozzi, che ha espresso sui social tutta la propria amarezza rispetto a una decisione che, ai più, appare incomprensibile:
Pesanti critiche anche da Ravarino, dove si è pronunciato l'assessore Patrizio Piga,e da Medolla, con il sindaco Alberto Calciolari che ha espresso il suo rammarico per questa scelta (leggi l'articolo)Va tracciata una prospettiva agli 8 milioni di studenti italiani, così come vanno date risposte alle famiglie - osserva Menozzi - Gli effetti sulla salute psico-fisica di bambini e ragazzi sono già ben visibili, a un anno dall’inizio della pandemia. Senza trascurare l’aspetto didattico e formativo, che ha le sue criticità.
Non fa sconti all'esecutivo nemmeno il sindaco PD di Modena Gian Carlo Muzzarelli, che ha sottolineato l'incoerenza del governo Draghi, a parole dichiaratosi favorevole al mantenimento della didattica in presenza, agendo però nei fatti in maniera opposta. Il primo cittadino del capoluogo provinciale ha dichiarato:
L’esecutivo di Draghi era partito dicendo che la scuola era l’assoluta priorità e si era dato l’obiettivo di salvaguardare e ampliare la didattica in presenza. Purtroppo il primo provvedimento concreto è in contraddizione.
A unirsi all'ampio fronte del dissenso, anche il consigliere comunale mirandolese Roberto Ganzerli, che ha bollato come "antistorica" l'ennesima sospensione delle lezioni:
Lo scorso anno, la chiusura degli istituti scolastici appariva una scelta obbligata: ci trovavamo di fronte a un virus sconosciuto, inconsapevoli di come la nuova patologia avrebbe agito anche sui più giovani. Oggi, dodici mesi dopo, siamo in una situazione radicalmente diversa. Conosciamo le modalità di trasmissione e, con gli adeguati protocolli, le scuole sarebbero potute rimanere aperte. Il medesimo discorso vale anche per cinema e teatri, che, laddove si investe su una rigida osservanza delle regole, risultano luoghi sicuri. Non è retorica, ma l'istruzione è davvero il motore della società; dopo il terremoto, il nostro primo impegno fu ripristinare l'edilizia scolastica, perché sapevamo che la comunità sarebbe ripartita dalle nuove generazioni. Per questo, l'ennesima chiusura mi pare una scelta antistorica: se manca la scuola, manca tutto.
E rispetto al dissenso intestino, sollevatosi nel Partito Democratico in seguito al provvedimento di Bonaccini, Ganzerli ha spiegato:
Il nostro è un partito che discute, dove il dibattito interno è fondamentale. Guai se non fosse così: è vero, al momento stiamo attraversando una fase turbolenta, ma una forza come la nostra è vitale per il sistema democratico. Non si va avanti con i comitati, i movimenti, il populismo. Il Partito Democratico deve tornare ad essere innovativo, altrimenti fallisce.
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