Cgil: “L’Unione dei Comuni dell’Area Nord, un bene quasi sconosciuto”
Nota di Cgil – Spi Cgil – Fp Cgil Area Nord Modena:
Sono ancora pochi i cittadini che possono dire di conoscere sufficientemente l’attività svolta dall’Unione dei Comuni in Area Nord e per questo è necessaria una campagna informativa che metta tutti nella condizione di esprimere un giudizio veramente consapevole. La discussione che è nata intorno alla probabile uscita del Comune di Mirandola dall’UCMAN ha infatti portato all’attenzione una scelta che come organizzazioni sindacali confederali, avevamo già considerato pericolosa per l’intera comunità. Abbiamo sempre lavorato perché questa importante istituzione colmasse le tante lacune presenti e per migliorarne l’organizzazione, al fine di produrre servizi sempre più efficaci. Non potevamo però neppure sottovalutare il suo operato nel fornire le tante risposte socio/sanitarie che nel tempo sono state distribuite equamente sul territorio. Attività svolte esprimendo un alto livello di qualità in favore della popolazione anziana, dell'infanzia e delle persone fragili più in generale. Le risorse che vengono messe in campo ogni anno sono ingenti e superano i 30 milioni di euro, ma, come è facile immaginare, subirebbero una riduzione molto pesante, con il venir meno della quota mirandolese e soprattutto dei contributi regionali. Tutti i Comuni dovrebbero perciò trovare altri fondi e assumere nuovo personale per garantire le stesse prestazioni di oggi ma difficilmente reperibili in presenza di scarsa liquidità e di una ridotta capacità assunzionale. Anzi, nel caso di una malaugurata chiusura dell’Ente, si aprirebbe una gravissima crisi occupazionale, solo parzialmente compensata dalla possibilità di ricollocare alcuni lavoratori. La nostra preoccupazione era andata fin da subito e resta tutt’ora molto presente, rispetto agli aumenti delle rette e delle tariffe per i cittadini, indispensabili per colmare la mancanza delle cosiddette “economie di scala”, realizzate concentrando molte attività.. Nasce inoltre un forte dubbio sulla realizzazione dei Piani Sociali di Zona che devono provvedere quotidianamente all’assistenza domiciliare, agli assegni di cura, alle microstrutture, ai trasporti sociali e regolare gli interventi per la non-autosufficienza. Potremmo poi pensare ad una Sanità gestita comune per comune? Per questi motivi vogliamo ribadire la nostra posizione, restando al di fuori dagli schemi politici e ancor prima che sia resa nota l’espressione del TAR, sul ricorso proposto in autotutela, da otto dei sindaci componenti. Vogliamo riportare la discussione sul futuro dell’UCMAN allo scopo di garantire il diritto alla salute e al benessere della nostra collettività. Di fronte ad una tragedia sanitaria e socio/economica che sta producendo troppi morti anche nella nostra area, non possiamo dividerci, ma dobbiamo unire tutte le forze per promuovere e rafforzare lo sviluppo della Rete dei Servizi e la qualità delle risposte. Le nuove povertà e il crescere delle disuguaglianze si affrontano soltanto dando continuità ai servizi offerti e mantenendo fra l’altro gli stessi regolamenti e le stesse regole di accesso per tutti i cittadini del territorio. Si impone quindi una scelta politica e istituzionale che coinvolgendo le rappresentanze sociali, rilanci velocemente il ruolo dell’Unione indirizzandolo verso un nuovo protagonismo istituzionale che punti seriamente su una nuova modalità di funzionamento, più leggera e flessibile. Non c’è altra strada se non quella dell’elaborazione progettuale condivisa per raggiungere davvero gli obiettivi di giustizia sociale ed economica, per i quali il sindacato combatte da sempre e che i cittadini potrebbero oggettivamente cominciare a riconoscere.
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