Le mascherine dove non s’attacca in virus in vendita a Nonantola per solidarietà con gli alluvionati
Le mascherine dove non s'attacca in virus in vendita a Nonantola per solidarietà con gli alluvionati. Il prodotto è quello di cui si è parlato qualche settimane fa perché è il risultato dell'ingegno modenese che ha avuto grande successo. E sì, proprio a Nonantola ha sede l'azienda che li ha realizzata, la Fanny, per questo ora diventano strumento anche di solidarietà. Un progetto legato alla ricostruzione post-alluvione, ancora da definire nel dettaglio vista l’emergenza ancora in corso ma che verrà documentato e rendicontato nei dettagli per tutti coloro che hanno partecipato: finirà in questo progetto di solidarietà parte del ricavato che Barbara Pollastri - titolare di un negozio di abbigliamento in via Roma 23, in centro a Nonantola - sta raccogliendo insieme al marito Mauro Manicardi con la vendita delle mascherine.
«Le mascherine protettive sono ormai diventate un accessorio indispensabile nella vita di tutti i giorni - spiega Barbara, che dopo l’estate ha compiuto una scelta rigorosa in termini di dispositivi da rivendere -. Sono stata in contatto a lungo con la ditta Fanny di Nonantola e con il suo titolare Stefano Cerchiari, che è anche un amico. Mi ha proposto il suo prodotto: un presidio medico chirurgico certificato e lavabile, trattato con un agente antivirale, di alta qualità e frutto di una ricerca tutta locale». A Barbara e Mauro il prodotto piace, scelgono di diventare rivenditori selezionati della mascherina “Unica”, mettono in piedi un sistema di spedizioni attivo in tutta Italia ma quasi subito si fa strada l’idea della solidarietà.
«Questo è stato un anno commercialmente molto impegnativo, soprattutto per il nostro settore - spiega ancora Barbara che non nasconde le difficoltà di questi mesi -. Ci sono i conti da far quadrare e non sempre è facile. Però mi sono detta che, oltre a rimboccarsi le maniche e cercare di reinventarsi ogni volta in cui ce n’è bisogno, bisogna anche pensare agli altri e alle loro difficoltà».
C’era una idea per la destinazione dei fondi raccolti, ma poi l’alluvione ha letteralmente travolto tutto. Compresa la casa di Barbara e Mauro, che da alluvionati hanno deciso di scendere in campo per sostenere chi ha avuto, in questo guaio di fango, meno fortuna di loro.
«Una parte del ricavato della vendita delle mascherine “Unica” nel mio store di via Roma andrà a sostenere un progetto legato al post-alluvione» chiude Barbara. Imprenditrice da una vita, Barbara ha al suo fianco il marito Mauro Manicardi, che si occupa della parte amministrativa e logistica dell’azienda ma che in realtà sostiene, appoggia e condivide lo spirito solidale che muove Barbara.
Prima dell’estate Mauro e Barbara hanno già sostenuto con gioia la stampa, la vendita e la distribuzione delle magliette e degli accessori targati “Brazadouna”, un progetto che ha sostenuto la Caritas di Nonantola e altre realtà nei Comuni limitrofi.
«Vorrei ringraziare mio marito che mi è sempre accanto in queste avventure - chiude Barbara -, Stefano Cerchiari di Fanny per avermi scelto come sua partner commerciale ma soprattutto tutta la nostra affezionata clientela che con i suoi acquisti contribuirà alla realizzazione di questo progetto».
Come funziona questa mascherina su cui il virus non si attacca? La base è la stessa delle mascherine FP2, coperta però da una sostanza idro oleofobica che fa scivolare le goccioline con il virus che tentano di attaccarsi alla mascherina. Il virus ha una membrana lipidica e si attacca alle superfici, sui tessuti può rimanere a lungo, ma così non può farlo e la protezione è massima. Anche nel caso in cui una gocciolina di saliva infetta raggiungesse la superficie della mascherina, è in grado di ossidare e distruggere la membrana del virus al 97 per cento dopo due ore, oltre il 99 per cento dopo sei ore.
La mascherina è lavabile e riutilizzabile.


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