Resistenza ed emancipazione femminile nella Bassa: la vita dell’Onorevole Gina Borellini e i progetti di Caterina Liotti
SAN POSSIDONIO- La Resistenza è passata alla storia come una “cosa fatta da uomini”, ma nelle file dei partigiani c’erano anche molte donne, ragazze e giovani poco più che adolescenti. Tutti ormai conosciamo l’importante ruolo delle donne come staffette nel movimento di Liberazione nazionale (e il territorio della Bassa ha fatto da sfondo a intrepide azioni di donne coraggiosissime) ma molte di loro entrarono nel vivo della lotta al fascismo anche per motivi “contingenti”. E’ stato anche grazie alla Resistenza, infatti, che il movimento della donna prese vigore e iniziò quel lungo e importante cammino che portò poi al femminismo: le donne venivano finalmente riconosciute come cittadine, protagoniste e portatrici dei diritti civili e politici, alla stregua degli uomini. Una conquista destinata a diverse battute d’arresto nel dopoguerra, ma che ha visto l’impegno e la perseveranza di tante donne.
Parlando di Resiste
nza ed emancipazione femminile nei territori della Bassa modenese, sono due le figure che, meglio di chiunque altro, esprimono – tra passato e presente, in modi diversi – l’essenza e il vigore di tali rivoluzioni storiche, culturali e sociali. Per questo abbiamo messo a dialogo due figure lontane nel tempo ma che, nella condivisione dello stesso territorio, si sono rivelate vicine in tanti propositi e azioni: l’Onorevole Gina Borellini (nata a San Possidonio e scomparsa nel 2007) e la consigliera Caterina Liotti di Modena. Entrambe impegnate in politica e fervide promotrici di rappresentanze femminili, entrambe con un grande interesse per l’emancipazione delle donne.
La prima parlamentare, partigiana e Medaglia d’Oro al valor militare: la Resistenza le ha portato via il marito (Antichiaro Martini, fucilato all’Accademia Militare) e una gamba, amputata a seguito di un’azione nell’aprile del 1945.
La dottoressa Liotti è una storica e archivista del Centro documentazione donna di Modena (un istituto culturale di ricerca dell’omonima associazione nata nel 1996 di cui è socia fondatrice) e dal 1997 è nel direttivo dell’Anpi. Ha tenuto corsi di storia delle donne e pubblicato una decina di studi a riguardo.
Proprio da questi studi, la Liotti ha conosciuto la straordinaria vita dell’Onorevole Borellini: “Il mio interesse per Gina Borellini nasce più di vent’anni fa, in occasione di una ricerca sulle partigiane modenesi che poi ho pubblicato con il titolo “A guardare le nuvole. Partigiane modenesi tra memoria e narrazione” - spiega Caterina Liotti- Volevo intervistarla, ma era stata colpita da una malattia degenerativa”. Un interesse che negli anni ha portato la dottoressa a scandagliare la vit
a dell’Onorevole curando i testi di un film documentario a lei dedicato (dal titolo “Vorrei dire ai giovani, Gina Borellini un’eredità di tutti” di Francesco Zarzana) e pubblicando nel 1999 con Mariagiulia Sandonà anche una biografia (“Un paltò per l’onorevole. Gina Borellini Medaglia d’oro della Resistenza”) dalla quale è stata poi tratta la mostra omonima curata dalla stessa Liotti e da Barbara Pederzini.
“Tutte queste operazioni culturali ci hanno permesso di risvegliare la memoria su una figura che, pur così significativa per la storia locale e nazionale, rischiava di rimanere nell’ombra. Da allora vediamo fiorire iniziative importanti quali dediche di strade, piazze, luoghi, targhe, a lei dedicate – spiega Caterina Liotti- Vuol dire che oggi la sua figura ha acquisito autorevolezza e i valori della pace, dell’antifascismo e dell’emancipazione delle donne a cui ha dedicato tutta la sua vita sono finalmente riconosciuti”.
La lotta per la Liberazione durante la Guerra e per la costruzione di uno stato sociale nuovo e realmente democratico negli anni successivi dell'Onorevole Borellini, rappresentano sicuramente fonte di grande ispirazione per tutte quelle donne che, come Caterina Liotti, oggi ,ne raccolgono il testimone.
Il risultato è un meraviglioso dialogo fra generazioni differenti, una vera e proprio "eredità" da tutelare e tramandare.


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